Marocco in 15 giorni

Di tutti i posti che un viaggiatore possa sognare, di sicuro il Marocco è quello che presenta tutti i requisiti desiderabili. Un mondo colorato, speziato, caotico e vivo, ma che nasconde al suo interno anche piccole oasi di relax e tranquillità. Insomma, ce n'è per tutti i gusti.
Nonostante la vicinanza al nostro paese sembra davvero di essere catapultati in un sogno da 'Mille e una notte', anche se qualche volta conviene svegliarsi dal sogno ed essere viaggiatori attenti e preparati.
Questo viaggio lo abbiamo affrontato in quattro, con gli amici di sempre, quelli che hai conosciuto sui banchi di scuola e che si rivelano sempre la squadra migliore con cui condividere dei ricordi come questi. A volte sembra che gli anni non siano proprio passati, eppure, lontani da casa, le dinamiche cambiano e puoi scoprire sempre qualcosa in più delle persone che ritieni di conoscere come le tue tasche. Ed è proprio questo il bello, perché non si va lontano solo per conoscere un posto, ma anche le persone.
Il nostro obiettivo era quello di vedere il più possibile in circa due settimane, per cui daremo alcune indicazioni basandoci su una disponibilità di tempo di 15 giorni.

FEZ (giorni 1-2-3)
Il nostro primo impatto con il Marocco è stato rappresentato da questa bellissima e tortuosa città. Dall'aeroporto alla medina (cioè il centro della città accerchiato dalle mura) la distanza è piuttosto breve e facilmente percorribile con i petit-taxi, che trasportano al massimo 3 persone, motivo per il quale a noi ne sono serviti sempre due alla volta. Sicuramente sapevamo già che in Marocco ogni cosa è trattabile, anche il prezzo del mini-taxi, ma non avevamo ancora preso molta confidenza con la città, per cui abbiamo pagato quanto richiesto (in Diram il corrispettivo di circa 3 euro, noi siamo andati nel 2019, i prezzi potrebbero essere un po' cambiati).
Consiglio vivamente di alloggiare in un Riad all'interno della medina, piuttosto che in un grande albergo, per avere un'esperienza ancora più fedele a quell'atmosfera suggestiva. Una cosa che infatti colpisce dei Riad, è che da questi piccoli vicoli stretti, ombreggiati, con palazzi apparentemente spogli e tutti uguali, si possa tramite delle porticine, accedere a dei meravigliosi cortili interni, spesso molto decorati e colorati, da cui avere una visione di un pezzo di cielo che dalla strada sembra invisibile.
Ogni 'oste' che vi accoglierà vi farà sentire la vera ospitalità marocchina, infatti non esiste check-in non accompagnato da un buon thè o caffè, comodamente seduti nel cortile interno. Viene servito alzando il più possibile la teiera, come gesto di riguardo nei confronti dell'ospite. Si tratta di una bevanda servita con moltissimo zucchero (sebbene ve ne porteranno altro da aggiungere, per la gioia della vostra glicemia) e anche se in un clima caldo può sembrare poco stimolante, dopo qualche giorno non riuscirete a farne a meno.

Un momento davvero particolare del nostro check-in è stato quando ci è stato chiesto, con particolare entusiasmo, se volessimo vedere il montone appena acquistato dal proprietario del Riad. In effetti avevamo visto tantissima gente per strada, a piedi o in macchina, portare con sé un montone. Questo comportamento misterioso troverà, aimè, spiegazione solo alla prossima tappa, perché nel frattempo noi ignari, continuavamo a sorseggiare il nostro thè, convinti solo che i marocchini amassero particolarmente i montoni come animali da compagnia.
Era giunto il momento di addentrarsi per i vicoli della medina, per cui con i nostri zaini in spalla, abbiamo iniziato a girare la città. Camminando per i vicoli, che iniziano ad animarsi solo in tarda mattinata, è stato possibile vedere un sacco di negozietti di vario genere, da quelli che producevano scarpe, vendevano spezie, a quelli dei quali non era proprio chiara la funzione.
Tra le strade del mercato coperto abbiamo deciso assaggiare per la prima volta le Tajine di cous-cous, con verdure e volendo carne di manzo o agnello. Qualsiasi piatto ordinato non arriva mai da solo, infatti vengono spesso serviti piccoli piattini con olive, uova, e pane con il formaggio. I ristoratori sono sempre stati molto accoglienti e ci hanno spiegato che cosa ci avrebbero portato.

Un episodio che mi sento di raccontare a chiunque voglia vedere Fez è il seguente, affinché evitiate di trovarvi nella nostra stessa spiacevole situazione. Purtroppo la medina è un labirinto, ed i locali lo sanno bene, occorre quindi cercare di non sembrare un turista sperduto ed in difficoltà, perché potrebbe capitarvi di trovare persone apparentemente gentili, che vi conducono per i vicoli senza che voi lo abbiate chiesto (di solito una persona tende a precedere ed un'altra 'complice' a seguire), facendovi in realtà perdere ancora di più ed arrivando ad estorcere un po' di denaro attribuendosi il merito di avervi fatto da guida. In quei momenti la cosa migliore da fare è mantenere la calma, anche perché ogni tentativo di rivalsa sarebbe controproducente, piuttosto cercate di prevenire certi stratagemmi. Può sembrare un evento un po' demoralizzante, ma in realtà non è così, la città e le persone che abbiamo incontrato si sono rivelate tutte gentilissime e alla fine, questi imprevisti colpa di pochi 'furbi' sono parte stessa dei viaggi all'avventura. Con maggiore conoscenza e preparazione si può godere della bellezza che riservano certi luoghi e certi incontri, senza alcun timore.
Dopo un'intera giornata tra i vicoli di Fez, non c'è niente di meglio di salire sul tetto del proprio Riad ( quasi ogni abitazione ne è dotata) ed osservare dall'alto quella città, con strati di case ammassate su cui si stagliano decine di minareti, che dalla strada non risultavano visibili. Le preghiere all'inizio potrebbero risultare un po' fastidiose, ma con il tempo ne si apprezza la melodia e ci fanno quasi sentire in un vecchio film.

La mattina in Marocco vuol dire solo una cosa, COLAZIONI GRANDIOSE!!! In effetti le colazioni marocchine sono davvero ricche, vanno dal dolce al salato, con crepes al miele, frittelle, uova sode, frutta fresca, datteri essiccati, olive e l'immancabile thè. Non ci siamo certo fatti pregare per assaggiare tutto.
In giornata decidiamo di visitare le famose tintorie di Fez. Ci viene detto dal proprietario del Riad che ne esistono diverse, alcune più turistiche, dove vengono lavorati più colori al giorno (sicuramente quelle delle classiche foto presenti su ogni guida) e quelle più tradizionali, nelle quali viene lavorato un singolo colore al giorno. Questo avviene perchè non si debbano continuamente lavare le vasche della mistura del colore. Noi ci siamo goduti un'immersione nel GIALLO!

All'interno di queste strutture si possono vedere tutti i passaggi di trattamento delle pelli, che vengono pulite e ammorbidite in vasche piene di guano (gli ododri non sono certamente per i deboli di stomaco) e poi lavate in grandissime 'lavatrici' meccaniche.

Anche per visitare le tintorie verrete accompagnati da un locale, il consiglio è quello di pattuire prima la mancia che siete disposti a dargli alla fine del giro, dopo il quale tra l'altro verrete sicuramente condotti nel negozio di souvenir di qualche parente.
Nel tardo pomeriggio decidiamo di uscire dalla città e andare a visitare le rovine della città vecchia, presenti in una collina vicina, punto dal quale si ha una bellissima visione della città dall'alto e, se si è fortunati, godersi un po' di aria fresca osservando le luci della medina accendersi dopo il tramonto.

Nell'ultimo giorno di permanenza a Fez abbiamo visitato una scuola di corano, la più grande della città. Sebbene all'interno risulti molto ampia e luminosa, è difficile individuare l'ingresso dalla strada, ormai inglobato tra decine di altre abitazioni. Una volta dentro al cortile si rimane colpiti dall'abbondanza di mosaici e decorazioni, in tonalità bianche, verdi e blu. Si può accedere solo alla parte del cortile, infatti, all'interno delle moschee non è consentito l'accesso ai turisti.

MEKNES (giorni 4-5-6)
Per spostarsi da Fez a Meknes ci sono numerosi collegameti, si può andare comodamente in treno o in bus, ma a parità di prezzo si può condividere un taxi ed arrivare comodamente alle porte della città.
Devo ammettere che, sebbene avessimo già visto Fez, i vicoli della medina di Meknes li ho trovati i più belli, ed è piuttosto sorprendente che all'ombra dei vicoli la temperatura risulti molto più tollerabile che nella ampia e vivissima piazza.

Sui muri appaiono spesso scritte che dovrebbero fungere da indicazione, purtroppo quasi mai tradotte anche in francese, ma siamo riusciti miracolosamente ad orientarci lo stesso.
Il nostro primo giorno a Meknes abbiamo faticato a trovare il nostro Raid e, memori dei furbetti di Fez, ci siamo opposti a tutti i locali che insistevano per aiutarci, quando finalmente abbiamo capito che stavano solo cercando di condurci davvero al nostro alloggio, senza chiedere alcun compenso. In effetti i locali di Meknes, forse perchè fino a qualche anno fa non era una zona particolarmente turistica, sembrano molto meno invadenti.
Subito di fianco all'ingresso del nostro Riad si poteva accedere ad un piccolo locale, nel quale si tovava un uomo intento a buttare legna in una stufa, che a quanto pare serviva a riscaldare l'acqua dei numerosi Hammam vicini (le tipiche terme marocchine), il tutto ascoltando Beyoncè. Veniamo ovviamente accolti dall'immancabile thè per il check-in e ci riposiamo un pochino nello splendido cortile interno ricco di fontane.
Rireso fiato ricomiciamo ad aggirarci per la città, torniamo alla piazza, dove sono presenti tantissime bancarelle, incantatori di serpenti, tatuatrici che utilizzano l'hennè, barbieri e soprattutto, ancora gente che sposta dei montoni. Avremmo scoperto il loro ruolo il giorno dopo.

Dopo aver visitato anche parte del mercato coperto (è molto grande e un giorno solo non basta a vederlo come si deve) ed esserci riempiti gli occhi di montagne di spezie impilate alla perfezione e abiti di marche non proprio originali, abbiamo deciso di riempirci lo stomaco.
A questo punto ci tengo a consigliarvi un posto, talmente piccolo che può passare inosservato, infatti difficilmente ci si può mangiare in più di otto persone alla volta, ed in quel caso non si deve tenere particolarmente al proprio spazio personale. Esiste un minuscolo ristorante, 'Aisha', in cui la proprietaria vi cucinerà a vista pentoloni di piatti berberi, gustosi e soprattutto diversi dalla cucina classica marocchina, rifacendosi di più alla cultura delle popolazioni nomadi.
Si sentiva nell'aria un clima da sabato del villaggio, si stavano infatti tutti preparando alla 'Festa di Isacco'. Il giovane gestore del nostro Riad ci ha spiegato quella sera che ogni famiglia con una coppia sposata avrebbe infatti dovuto, il giorno successivo, sacrificare un montone. Devo ammettere che quella sera, dal tetto della nostra abitazione, guardavamo un po' tristi tutti questi animali sui terrazzi.
Consiglio alle persone particolarmente sensibili a questi temi, di saltare la prossima parte, perché descriverò scene un po' cruente.
La mattina seguente infatti la città appariva irriconoscibile, sembrava un villaggio fantasma, non si sentiva nemmeno un rumore e tutti i negozi, fino al giorno prima brulicanti di persone intente a trattare animatamente per la merce, erano chiusi. Dopo un paio d'ore che ci aggiravamo senza una meta precisa, e sempre più dell'idea di doverci nutrire solo con qualche snack sempre presente nel mio zaino, è comparsa una strana figura nella strada principale del mercato. Un uomo con un grosso grembiule verde e stivali, completamente coperto di sangue, che veniva verso di me con un misterioso sacchetto fra le mani.

L'uomo, che a giudicare dalla barba brizzolata e la pelle abbrustolita dal sole, avrà avuto sui sessant'anni, si rivolse a me in arabo. Provai con il mio pessimo francese a chiedere spiegazioni, ma era chiaro che non esisteva un linguaggio comune. A quel punto, sorridente, tira fuori dal sacchetto un biscotto ripieno, che mi porge con le mani sporche di sangue, incitandomi con entusiasmo ad assaggiarlo.
Beh a questo punto nasce davvero il dilemma interiore, perché da un lato nella mia testa sentivo chiarissima la voce di tutte le madri del mondo ripetere il classico 'Non si accetta cibo dagli sconosciuti', anche se in questo caso era esasperato all'ennesima potenza, dal momento che lo sconosciuto sembrava uscito da un film splatter anni '80. D'altro canto non volevo sembrare maleducata ad una persona che mi stava cercando di fare una gentilezza, Per cui sì, lo ammetto! Riluttante ho mangiato quel biscotto dal retrogusto ferroso. Subito dopo, non è chiaro come, l'uomo ci è apparso molto più innocuo (non proprio a tutti se devo essere sincera, dal momento che la mia più cara amica stava già dicendo quali offese avrebbe riportato sul mio necrologio) e sembrava volerci condurre a casa sua.
Siamo arrivati ad una casa molto modesta, dagli spazi quasi tutti occupati da ampi divani tappezzati, che immagino fungessero anche da letti, nella quale vivevano insieme tre generazioni di persone e dove finalmente, grazie alle nipoti dell'uomo, siamo riusciti a comunicare. Il soggetto in questione era il macellaio della città, che quel giorno aveva già fatto il giro di tutte le case di coloro che non se la sentivano di eseguire il 'sacrificio' da soli. Siamo stati condotti sul tetto, dove la nonna della casa, tra qualche mugugno (lei non sembrava così contenta di averci lì), ci ha servito del thè, mentre gli uomini di casa hanno portato sul tetto due grossi montoni.
Ora, ciò che segue può forse, all'europeo medio, sembrare una barbarie, ma di questi animali, la cui morte è stata molto veloce, non si butta via nulla. Un terzo della carne viene consumata subito, durante i festeggiamenti, un terzo conservata e l'ultima parte donata ai bisognosi. La sera vengono invece raccolte tutte le pelli per essere conciate.
A chi ha avuto una vita campagnola vedere un animale sgozzato, e poi scuoiato forse può risultare uno spettacolo più tollerabile, ma uno di noi, non verrà detto chi, lo ha patito più degli altri.
I nostri ospiti volevano farci restare anche a cena, ma tutte quelle emozioni per una giornata erano sufficienti. Tirando le somme dell'esperienza però devo ammettere di essere stata felice. In un momento in cui eravamo persi e senza idea di dove andare, siamo stati ospitati a casa, in un giorno di festa. Immaginatevi di raccogliere quattro sconosciuti per strada ed invitarli al vostro pranzo di Natale.
Quella sera, sulla via del ritorno verso il Riad, i vicoli erano pieni del fumo delle gigantesche griglie improvvisate che venivano arrangiate per strada, e dove venivano messe a cuocere anche le teste dei montoni (come dicevo, non si butta via nulla).
Dopo un sonno ristoratore, il giorno successivo, eravamo pronti per vedere Volubilis, una piccola città dell'antica Roma immersa in un paesaggio desertico appena a 30 minuti da Meknes. Il complesso di templi e abitazioni è davvero sorprendentemente conservato, se si pensa che è continuamente esposto agli agenti atmosferici. Si possono ancora vedere dei mosaici colorati che facevano da pavimento ad alcune delle abitazioni. Si cammina per un tratto un po' impervio della vecchia strada romana che si immetteva nella città, e si gode di questo spettacolo che con i suoi colori è perfettamente immerso nel luogo a cui appartiene. Fa quasi impressione pensare al fatto che all'epoca dell'impero romano fossero riusciti a garantire ad una città del genere l'approvvigionamento idrico di cui avevano bisogno.


Dalla piana non risulta molto distante la città di Mulay Idris, che si staglia verso il cielo da un colle vicino. Tutti gli spostamenti del giorno li abbiamo fatti grazie a tassisti con i quali abbiamo trattato.
Se Chefchaouen è nota per essere la città azzurra, la medina di Mulay Idris dovrebbe essere nota per essere quella verde. Infatti i muri sono spesso tinteggiati con colori tendenti al verde menta. La città è piuttosto piccolina e si gira in poche ore, ma per i locali ha grandissima importanza, è infatti considerata città sacra, poiché fondata da Mulay Idriss I, fuggito in Marocco dal Medio Oriente con la moglie, dove portò la religione islamica.

A differenza delle moschee viste in precedenza, in questo luogo sacro non si poteva accedere nemmeno ai cortili interni, si potevano osservare soltanto dall'esterno.

La città si sviluppa su numerosi dislivelli e spesso per passare da una via all'altra è necessario passare da scale molto ripide. Per cui abbiamo dovuto più di una volta concederci qualche pausa ristoro (era una giornata caldissima). Vi consiglio di assaggiare la carne arrostita sugli spiedi, preparata da numerose bancarelle alle porte della città.
Dopo questa giornata molto faticosa, ma ricca di sorprese, ci siamo nuovamente avviati verso Meknes per riposare, dal momento che il giorno successivo saremmo dovuti partire all'alba per Chefchaouen.
CHEFCHAOUEN (giorno 7)
Non si è trattato di una partenza semplice come speravamo, ma il viaggiatore si sa, non deve peccare mai di eccessivo ottimismo. Infatti sebbene ci fossimo informati sugli orari notturni dei bus che coprivano la tratta Meknes-Chefchaouen, non avevamo tenuto conto del fatto che per i marocchini si trattava ancora di un weekend festivo. Dopo una lunga attesa alla stazione dei bus, con difficoltà ad ottenere informazioni proprio dal centro informazioni, optiamo per intraprendere una estenuante trattativa per andare con un Taxi, che dopo l'improvviso coinvolgimento di un poliziotto di passaggio, è andata a buon fine.
La città blu! Uno di quei posti che ci siamo abituati ad ammirare in fotografie troppo belle per essere reali, e per questo quando ci si avvicina, si teme che le aspettative non potranno che essere almeno un pochino deluse. Siamo bombardati da immagini perfette, dai colori sgargianti, di posti senza turisti per le strade. Era quello che pensavo lungo la strada che ci avrebbe portati a quel piccolissimo paesino. Ma per fortuna, sono bastati pochi passi per quelle strade luminose e dal celeste abbagliante per ricredermi.

Chefchaouen non sembra appartenere al Marocco, e a pensarci bene non sembra appartenere a nessun luogo. Sembra tirata fuori da un romanzo di uno scrittore a cui è stata raccontato di una terra lontana, esotica, ma che ne abbia dovuto inventare la forma ed i colori, non avendola mai vista.

Ci sono molti dislivelli e, per quanto sia faticoso, conviene affrontare le strette e ripide scalinate per trovarsi spesso in dei vicoli dagli scorci mozzafiato, dove perfino le bancarelle dei souvenir o della frutta sembrano materiale da cartolina.
Non è molto grande come centro abitato e si può girare tutta in una giornata piena. Noi personalmente abbiamo optato per mangiarci dello street food marocchino nella piazza principale, di fronte alla Kasbah, che è anche museo.
Al termine della giornata ci siamo spostati a piedi fuori dalla città, verso una stazione dei bus (ormai tornati a pieno regime) per andare verso Tangeri.
TANGERI (giorno 8-9)
Tangeri è una città dalle mille identità, è una città di mare, ha una zona antica costituita dalla medina, che ha un sapore arabeggiante, ma con visibili contaminazioni europee, accerchiata dalla sempre più invadente città moderna, ricca di grattacieli.
Appena arrivati siamo saliti alla medina (letteralmente, essendo questa posta in alto rispetto alle porte della città), e siamo andati a caccia del nostro ostello. Quella volta infatti non abbiamo optato per il classico Riad, ma per una soluzione un po' più spartana.
In effetti trovare il 'Tangier Kasbah Hostel' è stata una ricerca estenuante, ogni singolo locale incontrato ci teneva a darci indicazioni, anche se era evidente che non avesse la più pallida idea di dove si trovasse il posto. Mi sento di consigliarlo perché gestito da due ragazzi molto giovani e gentili, che ci hanno fatto subito accomodare sul tetto per godere della vista sul mare.

Sebbene di giorno Tangeri sia una città interessante, sicuramente gode di maggiore fascino la sera. Il calore del giorno ed il crollo della temperatura la sera, provocano il formarsi di una spessa nebbia, che dal nostro terrazzo si chiudeva a coprire le luci del porto. Camminando per le strade, cercando un ristorante tipico di nostro gradimento, alla luce dei lampioni la coltre di nebbia dava l'impressione di essere in uno spy movie.

Per due giorni ci siamo fatti un po' trasportare, visitando i mercati ed il lungomare, probabilmente avendo più tempo avremmo aggiunto all'itinerario anche le grotte d'Ercole. Tuttavia desideravamo raggiungere la città di Essaouira e per farlo l'unico modo era quello di passare da Marrakech, e perché non farlo con un bel treno notturno da 9 ore? Per chi ha il dono di dormire ovunque il treno notturno è una buona strategia per guadagnare tempo, e in alcuni paesi può essere sorprendentemente più comodo di quanto ci si aspetti. In Marocco no.
ESSAOUIRA (giorni 10-11-12)
Terminata la nottata in treno siamo andati a cercare, vicino all'ingresso della medina, un po' di ristoro e qualcuno disposto a portarci ad Essaouira. Il viaggio dura circa 2 ore e venti, ed è difficile trovare un taxi che decida di usre l'aria condizionata, sebbene perfettamente funzionante. Durante la traversata si passa attraverso una zona desertica, mentre la temperatura sale vertiginosamente rispetto alla città (noi siamo arrivati a 49°C) e poco prima dell'arrivo, si possono vedere le ormai note caprette arrampicare sugli alberi per brucare le foglioline più alte.
All'improvviso si 'valica' una collina, e subito dopo il suo passaggio si viene subito investiti dalla brezza dell'oceano, con un agognato crollo delle temperature.
La città, antico porto fortificato, si presenta da subito in maniera diversa, le strade sono più ampie, sovrastate dalle mura perfettamente conservate. Sembra che si viaggi a ritmi più lenti, e che ci sia un equilibrio tra chi vive lì da generazioni e tra i turisti che la scelgono come meta per il wind-surf.

Mentre andavamo alla ricerca del nostro Riad ci siamo persi tra le bellissime botteghe della lavorazione del legno, in una ci hanno fatto visitare il retro e vedere come alcuni artigiani stavano intagliando dei maestosi mobili. Siamo passati attraverso esposizioni di bellissime ceramiche smaltate e abbiamo sentito i profumi degli olii di Argan pestati nei mortai.
Il nostro Riad si trovava forse in un'area un po' più trascurata, ma all'interno era molto pulito e curato e siamo comunque stati accolti dal tipico calore marocchino ( e dall'immancabile thè).

Verso sera vale davvero la pena farsi una passeggiata lungo le mura, fino al punto di vedetta, e guardare il tramonto sull'oceano, per poi cercare un bel posto dove mangiare qualche specialità di pesce. A differenza dei posti visitati fino a quel momento, a Essaouira ci sono meno restrizioni in merito al consumo di alcolici nei locali, e si può anche trovare del vino!
La mattina successiva abbiamo visitato il lungomare, dove moltissime persone si dedicano a sport acquatici o a giri per le dunette di sabbia (vengono offerti giri turistici di ogni tipo, da quello con il cammello a quello con i quad). Non molto distante c'è uno dei mercati di pesce più grandi del paese, dove gli stessi pescatori allestiscono piccole bancarelle per mostrare il pescato del giorno e cucinarlo al momento sulla griglia. Forse i palati più fini o schizzinosi sarebbero un po' turbati dal mangiare quelle prelibatezze accerchiato da gabbiani e gatti randagi, ma vi assicuriamo che a poco si può godere di una delle grigliate più fresche e ricche della vostra vita.
A differenza delle altre città marocchine da noi visitate, Essaouira e Tangeri sono state quelle che di più offrivano vita notturna, con locali aperti anche dopo cena.
La città è talmente bella e ricca di contrasti, che avrebbe secondo noi meritato una permanenza un po' più lunga, ma dopo le belle rovine del Mogador, la spiaggia e le scorpacciate di cous cous di pesce, era la volta di ripartire verso Marrakech.
MARRAKECH (giorni 13-14-15)
La meta che si sogna quando si pensa ad un esotico Bazar, pullulante di gente che si districa in mezzo alle piccole vie della medina, con esposizioni profumate, colorate e rumorose per le urla dei venditori, è senza dubbio Marrakech.
Aver visto altre città marocchine prima di lei probabilmente ci aveva un po' preparati, dal momento che siamo arrivati al nostro Riad senza difficoltà, il problema non è stato trovarlo, ma farci aprire. Sicuramente il nostro arrivo ha colto il nostro ospite di sorpresa, dal momento che per svegliarlo dalla sua pennichella abbiamo dovuto fare parecchio rumore, ma per fortuna non ci siamo arresi e abbiamo aspettato, o ci saremmo trovati a vagare per la città la mattina, alla ricerca di un posto dove liberarci degli zaini.
Superate le ore più calde della giornata era giunto il momento di esplorare un po' la città. Ci siamo subito diretti verso 'Jemaa el Fna' ovvero la celebre e gigantesca piazza-mercato di Marrakech, ma per arrivarci ci abbiamo messo molto, dal momento che abbiamo dovuto attraversare dei suk davvero irresistibili. Si può trovare in vendita davvero di tutto, stoffe, tappeti, spezie, oli di Argan, lampade (bellissime anche se non proprio sobrie).
La piazza vista di giorno è davvero travolgente, si inizia a sentire di essere sulla strada giusta molto prima di vederla aprirsi davanti ai propri occhi, per via della musica. Si tratta del luogo giusto dove assaggiare lo street food marocchino in tutte le sue sfaccettature, mentre si assiste a spettacoli di musicisti, incantatori di serpenti o ballerini. Un consiglio però mi sento di darlo, certe città viste prima possono far abbassare un po' la guardia rispetto ad una che è piena di persone che dell'approfittarsi del turista ne hanno fatto un'arte, per cui per qualsiasi cosa vogliate concordate il prezzo prima di consumare. A poco servono le proteste una volta scoperto l'inganno.

Di sera si trasforma in un ambiente molto più suggestivo e rallenta un po', anche se di certo non si ferma. Molti turisti apprezzano osservarla la sera dalle terrazze degli edifici che la circondano, spesso adibiti a ristorante.
Ci sono moltissime cose da poter vedere all'interno della medina, noi il giorno successivo abbiamo deciso di recarci a piedi al Jardin Secret. Si tratta dei bellissimi giardini della corte interna di un palazzo del 1500 completamente restaurato e riportato ai fasti di un tempo, non è una delle attrazioni principali di Marrakech, ma è davvero splendido. Al suo interno ci sono diverse aree, le principali sono il giardino esotico ed il giardino arabo, dove trovare piante e composizioni floreali molto diversificate.

All'interno delle corti arabe avevano molta importanza anche le fontane ed i corsi d'acqua, dal momento che l'acqua ha un importantissimo ruolo di purificazione prima della preghiera.

Gli ambienti interni sono stati riportati all'antico splendore con decorazioni che riprendono quelle della struttura originale.
Nello splendido giardino è stata ricavata anche una terrazza, dove poter consumare qualcosa da bere al fresco e lontani dal caos della medina.
Subito al di fuori del palazzo si trova una vistosa moschea dalle porte dorate, nella quale però non siamo ovviamente potuti entrare.
Il giorno successivo è stato quello del rientro a casa, fatto sempre con i bagagli un po' più pesanti ed i cuori un po' più leggeri rispetto a quando siamo partiti.